sabato 28 novembre 2015

Arco a rischio crollo: «Simbolo del paese». Appello per salvarlo

«Salviamo l’arco di via Ca’ Alta prima che Marano perda un pezzo della sua storia».
A lanciare l’appello è il consigliere di minoranza Erik Pretto, che ha deciso di segnalare al Comune le preoccupanti condizioni in cui versa il manufatto del XV secolo. L’arco, realizzato in pietra bianca, intagliato a tortiglione nell’intradosso, con stemma nobiliare in chiave di volta, appare segnato da tempo e intemperie, tanto da far temere un possibile crollo.
«Tra i simboli di Marano - spiega Pretto - uno dei più prestigiosi è l’arco d’ingresso alla corte di via Cà Alta».
Lo stesso arco si trova nei pressi di un’importante e storica residenza padronale.
«Tali immobili - ricorda Pretto - sono considerati beni di interesse da parte dell’Istituto Regionale Ville Venete, ma versano in pessime condizioni. La residenza Cà Alta risulta di proprietà privata, mentre l’arco, che sovrasta la strada pubblica, si ritiene debba essere di proprietà comunale. Se così fosse, è necessario che l’amministrazione comunale intervenga per salvaguardare un così importante simbolo del nostro territorio». 
A.D.I. Giornale di Vicenza 28.11.2015

lunedì 23 novembre 2015

Marano. Manutenzione dell’arco di via Cà Alta. Noi di Marano chiede l’intervento

“L’arco storico di via Cà Alta, uno dei più prestigiosi simboli di Marano Vicentino ha bisogno di manutenzione”. A chiederla è il gruppo di minoranza Noi di Marano, il cui capogruppo, Erik Umberto Pretto, ha presentato un’interpellanza al Sindaco Piera Moro e alla sua giunta.
“L’arco di ingresso alla corte interna di via Cà Alta, manufatto di notevole valore storico ed artistico risalente al XV secolo, in pietra bianca, intagliato a tortiglione nell’intradosso, con stemma nobiliare in chiave di volta, necessita di manutenzione – recita l’interpellanza – Lo stesso arco si trova nei pressi di una importante e storica residenza padronale, anch’essa risalente al XV secolo, a pianta rettangolare, con ampie porzioni di cornice sottogronda in cotto a dente di sega, una bifora in stile gotico ad archi trilobati ed alcune aperture a profilo ogivale”.
Secondo Pretto e i suoi, gli immobili in questione sono considerati beni di interesse da parte dell’Istituto Regionale Ville Venete, ma versano in pessime condizioni di manutenzione, tanto da ipotizzare che vi possano essere concreti rischi di crollo.
“La residenza padronale denominata Cà Alta risulta essere di proprietà privata – spiega Pretto –  mentre l’arco, che sovrasta la strada pubblica omonima, si ritiene essere di proprietà comunale. Se così fosse, l’intervento spetta proprio all’amministrazione, a cui chiediamo ufficialmente chi è il proprietario dell’importante simbolo e come si intende salvaguardarlo”.
Altovicentinonline 23.11.2015

venerdì 6 novembre 2015

Marano. Pretto al Sindaco Moro: “Uscire da Anci e destinare i soldi al Sociale”

“Anci ha subito le imposizioni di Roma senza tutelare i Comuni. Pertanto non ha più senso pagare la quota di iscrizione al sindacato ed è meglio chiamarsene fuori”.
Lo sostiene Erik Umberto Pretto, con il suo gruppo consiliare di minoranza ‘Noi di Marano’, che con una proposta di ordine del giorno, chiederà che di fatto il Comune di Marano esca dal sindacato Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.
“In questi ultimi 4 anni i Comuni italiani sono stati oggetto di una costante e sistematica politica di tagli – ha spiegato Pretto – Di fatto il governo, da un lato ha ridotto drasticamente i trasferimenti fino ad arrivare a compromettere l’erogazione dei servizi ai cittadini, dall’altro non ha rivisto i criteri di applicazione del patto di stabilità con la diretta conseguenza di impedire ogni investimento di qualità nei diversi settori come scuola, strade, sicurezza, ambiente”.
L’uscita da Anci quindi, per ‘Noi di Marano’ sarebbe una presa di posizione contro leggi e tagli che vanno ad appesantire i bilanci delle amministrazioni locali che si vedono costrette a ridurre, se non eliminare, molti servizi ai cittadini.
“I cambiamenti introdotti dal Governo Monti fino al Governo Renzi sulla tassazione locale, oltre ad aggravare le tasse ai cittadini ed aumentare i trasferimenti verso il Governo centrale, ha causato anche un appesantimento della burocrazia – ha sottolineato Pretto – La situazione descritta ha generato difficoltà sempre maggiori, da parte dei Sindaci, nel dare risposte ai nostri cittadini, creando una situazione di frustrazione a chi, come gli amministratori locali, affronta la propria attività amministrativa con spirito di servizio. Anci, che è a tutti gli effetti il sindacato dei Comuni, in questi anni ha subito tutto ciò senza prendere posizioni decise. E’ quindi lecito pensare che i vertici di Anci abbiano assunto un atteggiamento funzionale ad un Governo ‘amico’, dando priorità all’appartenenza politica a scapito del ruolo di rappresentanza delle istituzioni locali.
‘Noi di Marano’ – conclude Pretto – chiede al consiglio comunale di Marano Vicentino di esprimersi in favore dell’uscita da Anci impegnando la giunta affinché la somma finora destinata alla quota di iscrizione annuale sia destinata a progetti nel settore sociale”.
Altovicentinonline 06.11.2015

martedì 3 novembre 2015

Marano. Opposizione contro la chiusura del passaggio a livello ‘di Pocio’: “Serve agli agricoltori”

I tempi di attesa saranno pure lunghi, ma la chiusura del passaggio a livello ‘di Pocio’ a qualcuno non piace.
A manifestare perplessità per la decisione dell’amministrazione comunale di chiudere il piccolo passaggio a livello in mezzo alla campana maranese è l’opposizione di Erik Umberto Pretto che, con il suo gruppo ‘Noi di Marano’, ha presentato un’interpellanza al Sindaco Piera Moro per chiedere spiegazioni al riguardo.
“Si è recentemente appreso dalla stampa locale che l’amministrazione comunale di Marano Vicentino avrebbe firmato, o starebbe per firmare, un accordo con Rete Ferroviaria Italiana per velocizzare i tempi di attesa ai binari lungo Via Santa Lucia, al confine fra Marano Vicentino e Zanè – ha spiegato Pretto – Sembra che tale accordo preveda di chiudere il passaggio a livello lungo via San Fermo, che però ci risulta utilizzato da sei agricoltori locali”.
Preoccupati per gli agricoltori che fanno uso d’abitudine del passaggio, Pretto e i suoi hanno posto alcune domande alla giunta di Piera Moro.
“Siamo d’accordo sul fatto che la velocizzazione dei tempi d’attesa al passaggio a livello di Via Santa Lucia sia prioritario per agevolare gli automobilisti – ha sottolineato Pretto –  e siamo consapevoli che il passaggio a livello di Via San Fermo è utilizzato da molti agricoltori locali, non soltanto sei, e che tale via di collegamento è molto più usata rispetto alle alternative Via Santa Maria e Via Molette per raggiungere i fondi agricoli ubicati oltre la linea ferroviaria. Chiediamo pertanto quali sono le istanze presentate dagli agricoltori maranesi e dalla Coldiretti locale, rendendo noto al Consiglio comunale eventuali proposte alternative presentate da costoro ed indicandone i motivi del mancato accoglimento. Chiediamo inoltre – conclude l’istanza – di  informare il Consiglio comunale in merito a tutte le altre soluzioni ipotizzabili ai fini della velocizzazione dei tempi di attraversamento lungo Via Santa Lucia, alternative a quella scelta dall’Amministrazione comunale, indicando per ciascuna di esse i costi associati ed i motivi dell’esclusione”.
Altovicentinonline

lunedì 2 novembre 2015

INTERROGAZIONE - INCIDENTE AL CIMITERO COMUNALE: COINVOLTO UN "PROFUGO".

All'Assessore ai Lavori Pubblici, Francesco Luca
Marano Vicentino, 02/11/2015
INTERROGAZIONE (con richiesta di risposta verbale in Consiglio comunale) - INCIDENTE AL CIMITERO COMUNALE: COINVOLTO UN "PROFUGO".
In seguito alla firma della convenzione fra il Comune di Marano Vicentino e la cooperativa sociale “Con te” per l'utilizzo dei migranti in attività socialmente utili da svolgere sul territorio comunale, alcuni giorni orsono alcuni dei cosiddetti "profughi" sono stati impiegati in lavori pubblici presso il cimitero comunale.
Da quanto raccontano numerosi testimoni, un migrante, che stava sbrigando dei lavori di pulizia delle aiuole, si sarebbe messo alla guida di un autocarro ed avrebbe letteralmente sfondato il muro di cinta del cimitero ad un passo dal cancello d’ingresso, abbattendone diversi metri. Pare si sia sfiorata miracolosamente la tragedia, in quanto alcune signore stavano leggendo la vicina bacheca degli annunci funebri proprio in quell’istante. Il caso, o la fortuna, ha voluto che ci siano stati solo danni materiali; ma la paura è stata comunque notevole.
Attraverso la stampa locale, l'Assessore comunale ai Lavori Pubblici Francesco Luca, pur minimizzando quanto accaduto, ha confermato i fatti.
Tutto ciò premesso, esprimendo la mia forte perplessità in merito all'effettiva convenienza della convenzione siglata dall'Amministrazione comunale con la cooperativa sociale sopra citata, si chiede:
- chi è il proprietario dell'autocarro incidentato?
- l'autocarro in questione era stato preventivamente assicurato per l'uso da parte di personale non dipendente?

- il migrante che era alla guida dell’autocarro aveva la patente o un permesso di guida regolare?
- chi ha autorizzato il migrante a salire sul mezzo?
- chi si occupa del controllo reale di queste persone, di cui conosciamo poco o nulla, e chi ne è responsabile per la loro condotta ed il loro operato?
- chi risponde, civilmente o penalmente, in caso di danni o incidenti eventualmente provocati dai migranti impiegati in lavori socialmente utili?
- chi pagherà il conto dei danni di questo incidente? La cooperativa, il Comune o una compagnia assicurativa?

Distinti saluti.

Erik Umberto Pretto
Capogruppo consiliare "Noi di Marano"

lunedì 26 ottobre 2015

Il gruppo consiliare "Noi di Marano" esprime le più sentite condoglianze ai familiari di Giuseppe Doppio

Il gruppo consiliare "Noi di Marano"
esprime le più sentite condoglianze ai familiari di
Giuseppe Doppio
che ricorderemo per la Sua dedizione a Marano ed ai maranesi,
per il Suo impegno nell'attività amministrativa e sociale,
per il Suo spessore politico ed umano.


martedì 25 agosto 2015

QUESTO BILANCIO PROPRIO NON CI PIACE!

Con il bilancio comunale recentemente approvato a sola maggioranza in Consiglio Comunale, una nuova stangata si è abbattuta sui cittadini maranesi. Questa volta ad essere ritoccata è stata l’addizionale comunale IRPEF, che l’Amministrazione ha scelto di modificare portandola a “tassa piatta”, ossia prevedendo l’applicazione dell’aliquota 0,80 per tutte le fasce di reddito (ad esclusione dei redditi inferiori a 13.300 €, che ne vengono esentati).

Con questo provvedimento l’Amministrazione comunale è dunque andata nella direzione opposta rispetto alle decisioni dalla stessa prese nel 2013, quando l’addizionale IRPEF era stata scaglionata in virtù del rispetto del principio costituzionale della progressività dell’imposta. Tutti i cittadini con un reddito superiore ai 13.300 € vedranno così aumentare il già salato conto da pagare.
Per l’esattezza questa manovra porterà nelle casse del Comune, a partire dal 2016, un maggiore introito annuo presunto di 240.000 €. Ciò nonostante l’Amministrazione comunale avesse recentemente già previsto la diminuzione delle uscite correnti attraverso una rimodulazione dei mutui (nello specifico, era stato in quel caso allungato il periodo necessario all’estinzione, a fronte di una riduzione della rata annua di rimborso). Ci chiediamo quali siano le spese correnti che l’Amministrazione comunale intende effettuare, visto questo continuo aumento delle entrate correnti necessarie a coprirle.

Ci si trova indubbiamente in una difficile fase di tagli dei trasferimenti statali e si deve comunque continuare la strada di “risanamento del bilancio” già iniziato dalla precedente Amministrazione comunale, ma ci si aspetterebbe maggiore collegialità nelle scelte. Invece, in una seduta di Consiglio Comunale assai sofferta, la minoranza ha dovuto compattamente contestare l’illustrazione del bilancio comunale che, concentrandosi solo sulle novità normative legate alla nuova contabilità pubblica, non ha fornito quasi nessun dato ai cittadini presenti, fisicamente o via web, circa la destinazione specifica delle entrate comunali.

Comunicato stampa relativo al bilancio comunale recentemente approvato a Marano Vicentino, a firma congiunta dei gruppi di minoranza consiliare “Noi di Marano” e “Progetto Veneto per Marano”.

Erik Umberto Pretto
Ilario Pietribiasi

Scatta l’aumento Irpef. La minoranza insorge

Sale l'aliquota Irpef a Marano, dove per far fronte ai continui tagli operati dal Governo e per garantire i servizi essenziali per la cittadinanza l'amministrazione ha deciso di cancellare le agevolazioni legate agli scaglioni di reddito.
La manovra, approvata in consiglio comunale con i soli voti di maggioranza, consentirà al Comune di aumentare le entrate di 240 mila euro, soldi che verranno inseriti nel bilancio del 2016.
Gli scaglioni di reddito erano stati previsti dalla giunta Moro nel 2013, quando, nel rimodulare l'addizionale comunale irpef, aveva stabilito una progressività dell'imposta con cinque diverse aliquote: 0,53/15 mila euro, 0,57/28 mila euro, 0,76/55 mila euro, 0,78/75 mila euro e 0,80/oltre 75 mila euro, per un totale di 740 mila euro di gettito. (...)

Da il Giornale di Vicenza del 22.08.2015

sabato 11 luglio 2015

Marano Vicentino. Mozione sulla gestione dell’emergenza profughi/clandestini.


Al Presidente del Consiglio Comunale
di Marano Vicentino,
Sig.ra Paola Sbalchiero

OGGETTO: Mozione sulla gestione dell’emergenza profughi/clandestini.

PREMESSO che nel corso del 2014 il fenomeno degli sbarchi di cittadini extracomunitari, provenienti in particolare dai Paesi del Nord Africa, si è significativamente intensificato, assumendo i connotati di un esodo di massa delle popolazioni africane, raggiungendo nei primi mesi del 2015 la soglia di 67.128,00 migranti presenti sul territorio, con punte di 10.000,00 profughi sbarcati in 5 giorni;
ATTESO che il trend degli arrivi dei migranti sulle coste italiane dimostra una crescita esponenziale nel periodo compreso tra il 2011 ed il 2014 e che gli eventi di sbarco registrati in ambito nazionale a decorrere dal 1° gennaio 2015 e sino al 28 febbraio 2015, comparati con i dati riferiti allo stesso periodo dell’anno 2014, dimostra un incremento seriamente preoccupante del fenomeno;
CONSIDERATO che i dati relativi alla distribuzione generale dei migranti nelle strutture temporanee negli anni 2013, 2014 e 2015 sino a febbraio sono i seguenti:
-          22.118 anno 2013;
-          66.066 anno 2014;
-          67.128 fino a febbraio 2015;
CONSIDERATO che nell’anno 2014 i migranti arrivati in Italia hanno raggiunto la quota di 170.000, 60.000 dei quali hanno richiesto asilo politico e dei quali sono state accolte 20.000 richieste e pertanto principalmente il fenomeno non riguarda profughi, a cui è giusto dare accoglienza, ma in maniera marcata si tratta di persone in stato di clandestinità;
DATO ATTO che lo scenario è radicalmente mutato rispetto al tempo in cui sono stati scritti e ratificati trattati ed accordi che prevedono il diritto di asilo politico nel paese di prima accoglienza e pertanto necessita intervenire con urgenza per ripristinare piena governabilità dei flussi migratori e conciliazione tra politiche di sicurezza e principi costituzionali di solidarietà sociale;
CONSIDERATO che il fenomeno, per le proporzioni immani, è divenuto altresì oggetto di gestioni criminali con significative derive speculative e di veri e propri “mercati” di esseri umani, sia nei territori di provenienza che nei territori di sbarco, con la possibile presenza dell’Isis dietro il traffico dei migranti;
ATTESO che il Paese verso cui sono diretti gli sbarchi è l’Italia ed, in particolare, le coste della Sicilia;
DATO ATTO che la gestione del fenomeno “profughi/clandestini” grava allo stato esclusivamente sulle istituzioni italiane che, ad oggi, hanno impegnato senza soluzioni di continuità navi della Marina Militare per il recupero in mare, Forze dell’Ordine per l’identificazione dei profughi, strutture ospedaliere per le cure vitali, immobili per l’accoglienza e destinato fondi del bilancio dello Stato per circa 1 miliardo di euro nel 2014, prevedendo una quota media di sostentamento giornaliero di euro 35,00 per immigrato;
CONSIDERATO che, nonostante la drammaticità e le proporzioni del fenomeno, l’Italia è stata completamente isolata nella gestione dei profughi, assumendo la piena responsabilità politica, sociale e finanziaria dell’emergenza a fronte di un totale disconoscimento dell’esodo di massa da parte delle istituzioni europee ed internazionali;
ATTESO che solo di recente, a causa di un’ingente “tragedia del mare” con annegamento di 900 immigrati (oltre il doppio della strage di Lampedusa nel 2013 che registrò 366 morti), il Governo Italiano ha sollecitato una risposta all’emergenza sul piano europeo e che ad oggi le soluzioni risultano del tutto inadeguate considerato che lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri ha definito in questi giorni “insufficiente” il Piano UE sugli immigrati;
CONSIDERATO che l’Italia si sta gradualmente trasformando in un enorme “campo profughi/clandestini” e che non si rinvengono ad oggi soluzioni politiche e normative, né a livello nazionale né a livello comunitario ed internazionale, in grado di individuare una gestione “sostenibile” dell’emergenza, producendo disagio diffuso nei territori italiani e creando allarme e gravi discriminazioni sociali in quanto l’“emergenza profughi/clandestini” sta sovvertendo le priorità delle politiche di governo e penalizzando in definitiva i cittadini italiani che sostengono, con il lavoro e le tasse, istituzioni e servizi pubblici;
RITENUTO che tale gestione delle politiche migratorie stia incrementando a dismisura il livello di indebitamento pubblico, con una previsione di spesa per il 2015 molto superiore al 2014 ed occorre invertire repentinamente le direttive di governo;
DATO ATTO che non sono trascurabili nemmeno i problemi correlati all’ordine e alla sicurezza pubblica in quanto in molti casi i profughi si sottraggono all’identificazione impedendo il successivo controllo degli spostamenti sul territorio italiano ed europeo e non chiedono in seguito asilo politico, determinando condizioni di clandestinità a tutti gli effetti con pregiudizio per le politiche di prevenzione e lotta al terrorismo;
RITENUTO, a fronte di quanto sin qui evidenziato, che, nella totale carenza e/o inadeguatezza di politiche nazionali e sovranazionali dell’immigrazione, non sia proponibile ed accogliibile una risposta dai territori e dalle singole comunità locali, scaricando in definitiva sui Comuni emergenze che non possono avere soluzioni locali se non a danno dell’ordinata e pacifica convivenza civile delle comunità residenti;
ATTESO che le operazioni ad oggi poste in essere dallo Stato italiano (“Mare nostrum”) e dall’Unione Europea (“Triton”) sono concentrate sul solo, inefficace, piano del recupero e salvataggio in mare e della successiva accoglienza dei migranti, ed in alcun modo sul blocco delle partenze dalle coste africane e da misure di effettivo contenimento del fenomeno in generale, in una prospettiva politica del tutto opposta a quella che questa fase emergenziale richiederebbe;
CONSIDERATO altresì che le Amministrazioni Comunali sono gravate da una serie di criticità, che spaziano dalle lacerazioni del tessuto sociale per la disoccupazione dilagante e l’assenza di reddito minimo per le famiglie alla recessione economica alla paralisi di politiche per lo sviluppo dei territori, alle quali è impossibile far fronte in un contesto di totale incertezza di risorse disponibili per i bilanci comunali, vincoli illogici del Patto di stabilità e di conseguente impedimento all’effettivo esercizio dei poteri di indirizzo e programmazione economico-finanziaria;
RITENUTO che in tale contesto non sia percorribile la soluzione proposta dal Ministro dell’Interno, per il tramite delle Prefetture-Uffici Territoriali di Governo- di “smistare” i profughi/ i clandestini tra le Regioni italiane, a tempo sostanzialmente indeterminato in quanto non è allo stato percepibile il piano della proposta politica e risultano del tutto vulnerati i principi di autonomia e di rappresentatività diretta dei cittadini in seno alle istituzioni locali;
RITENUTA altresì non accoglibile, per la situazione di “vuoto politico”, la proposta del Presidente del Consiglio di una “negoziazione istituzionale” dell’accoglienza con incentivi ai Comuni disponibili ad accogliere sul territorio i profughi senza porre ulteriori condizioni;
ATTESO che è necessario promuovere l’esclusione dal patto di stabilità di tutte le spese del sociale, evitando di determinare situazioni di bisogno di serie “A” e di serie “B”, ricordando che i Comuni quotidianamente sono alle prese con problemi sociali gravissimi dei loro cittadini (indigenza, disoccupazione, non autosufficienza, impossibilità di acquistare farmaci o pagare cure mediche) e chiedono al Governo flessibilità contabile in merito a questa crescente voce di spesa;
ATTESO che è necessario modificare gli accordi tra Ministero dell’Interno e Associazioni e Cooperative Sociali che gestiscono l’accoglienza dei profughi, prevedendo che la quota di contributo giornaliero sia condizionata all’effettiva presenza ed all’identificazione dell’immigrato prevedendo, in linea con le normative anticorruzione, che la gestione dei contributi pubblici sia assolutamente trasparente;
CONSIDERATO che il sistema dell’accoglienza è al collasso e le Prefetture, su sollecitazione del Viminale, sono impegnate a trovare soluzioni alloggiative sul territorio;
ATTESO che, all’indomani della notizia diffusa dal Ministero dell’Interno, molte Amministrazioni della Provincia di Vicenza hanno espresso la loro contrarietà, in sintonia con il dissenso espresso dai Governatori delle Regioni Veneto, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta;
CONSIDERATO che già oggi sono presenti in Veneto 515.000 stranieri regolari, di cui 42.000 senza lavoro, oltre ai veneti in serie difficoltà familiari ed occupazionali e già questa configura una situazione di emergenza, per le quali servono politiche efficaci e di sinergia tra le istituzioni locali;
RITENUTO pertanto, per quanto fin qui esposto e considerato, di approvare la presente mozione conferendo mandato al Sindaco affinché svolga, nelle sedi opportune, tutte le iniziative necessarie al fine di evitare lo “smistamento” dei profughi/clandestini nel territorio di Marano Vicentino;

CONSIDERATA la competenza del Consiglio Comunale nell’approvazione di mozioni e ad esprimere indirizzi, ai sensi dell’art. 42 del D. Lgs. 18.08.2000 n. 267;

Tutto quanto sopra premesso

SI CHIEDE

1)      DI APPROVARE la suesposta mozione e conferire mandato al Sindaco affinché svolga, nelle sedi opportune, tutte le iniziative necessarie al fine di evitare lo “smistamento” dei profughi/clandestini nel territorio di Marano Vicentino;
2)      DI GARANTIRE che sia informato con immediatezza il Sindaco, quale Autorità Sanitaria Locale e di Pubblica Sicurezza, del numero effettivo e dell’avvenuta identificazione degli immigrati “smistati” sul territorio;
3)      DI INVITARE le strutture ricettive, pubbliche e private, e singoli cittadini a non accogliere i migranti;
4)      DI GARANTIRE da parte delle Istituzioni preposte la massima trasparenza nell’utilizzo dei fondi per gli immigrati;
5)      DI GARANTIRE altresì che gli accordi tra Ministero dell’Interno ed Associazioni e Cooperative Sociali che gestiscono l’accoglienza dei profughi prevedano espressamente che la quota di contributo giornaliero sia condizionata all’effettiva presenza ed all’identificazione dell’immigrato;
6)      DI VERIFICARE, con il supporto degli organi di Polizia Locale e dell’Ufficio Tecnico, le condizioni di agibilità ed igienico-sanitarie degli immobili in cui gli immigrati sono alloggiati;
7)      DI ESCLUDERE dal patto di stabilità tutta la spesa sociale dei Comuni;
8)      DI VALUTARE la costituzione del Comune come parte civile in caso di episodi di violenza, microcriminalità e malattie riconducibili ai profughi clandestini;
9)      DI SOLLECITARE le dimissioni del Ministro degli Interni;
10)    DI TRASMETTERE la presente mozione al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Interno, al Ministro degli Esteri, alla Prefettura di Vicenza, alla Provincia di Vicenza, al Presidente della Regione Veneto ed ai Sindaci dei Comuni della Provincia di Vicenza;
11)   DI CONVOCARE con urgenza un tavolo presso la Prefettura di Vicenza per esaminare la questione dell’accoglienza profughi in Provincia di Vicenza, con preghiera di estensione dell’invito al Ministero degli Esteri.

Marano Vicentino, 10/07/2015

Il Capogruppo consiliare di “Noi di Marano”
Erik Umberto Pretto      

giovedì 11 giugno 2015

INTERROGAZONE CON RICHIESTA DI RISPOSTA VERBALE IN CONSIGLIO COMUNALE: VAGABONDAGGIO DI MIGRANTI A MARANO VICENTINO



Nella serata di ieri 10/06/2015, sul gruppo pubblico Facebook "Sei di Marano se...." un cittadino ha segnalato che, alcune ore prima, precisamente verso le ore 19:00, presso piazza Silva ha notato una corriera, dalla quale sono stati fatti scendere alcuni immigrati africani che in pochi minuti si sono dissolti. Un altro cittadino ha dunque affermato che gli immigrati in questione risultavano essere 5, e che qualcuno gli stava fornendo delle scarpe da indossare. Una volta lasciata la piazza del paese, gli immigrati in questione sono stati avvistati dapprima lungo Via Canè, quindi si sono diretti lungo Viale Europa, dove hanno brevemente sostato nel mezzo della rotatoria posta all'incrocio con Via Venezia. Vagabondando chiaramente senza meta ed invadendo più volte la carreggiata, si sono poi diretti verso Schio camminando lungo la strada provinciale Maranese.
Giulia Bisogni, cittadina maranese vicina agli ambienti di estrema sinistra, ha quindi dichiarato, non so a quale titolo, che "il sindaco è al corrente e sono apposto" e che "la situazione è ben che sotto controllo, perché come ho ripetuto, ci sono persone e associazioni che se ne occupano".

Con la presente dunque si chiede:
- il Sindaco era effettivamente a conoscenza dell'arrivo di questi 5 migranti?
- per quale motivo i 5 migranti sono stati abbandonati a se stessi, e sono stati lasciati vagabondare mettendo a rischio loro stessi e gli altri cittadini?
- chi sono i cittadini e le associazioni che si occuperebbero della gestione di questi migranti? A quale titolo?
- è previsto l'arrivo in paese di altri migranti?
Cordiali saluti.
Erik Umberto Pretto
Capogruppo consiliare di "Noi di Marano"
Con la presente dunque si chiede:- il Sindaco era effettivamente a conoscenza dell'arrivo di questi 5 migranti?- per quale motivo i 5 migranti sono stati abbandonati a se stessi, e sono stati lasciati vagabondare mettendo a rischio loro stessi e gli altri cittadini?- chi sono i cittadini e le associazioni che si occuperebbero della gestione di questi migranti? A quale titolo?- è previsto l'arrivo in paese di altri migranti?
Cordiali saluti.
Erik Umberto Pretto
Capogruppo consiliare di "Noi di Marano"

giovedì 21 maggio 2015

Marano. Telecamere a tutela di sicurezza e decoro. L’opposizione presenta mozione al Comune


Telecamere e videosorveglianza in nome di sicurezza e decoro. La richiesta arriva all’amministrazione comunale dal gruppo consigliare di minoranza ‘Noi di marano’ attraverso una mozione che sarà discussa durante il prossimo Consiglio Comunale.
Parchi e aree pubbliche sotto la lente del Grande Fratello, con l’obiettivo di garantire ai cittadini e ai visitatori di Marano la serenità che ognuno vorrebbe avere quando si vive, si passeggia, ci si riposa o si fa shopping in una città.
“Ogni giorno arrivano ai vari gruppi consiliari e agli uffici di competenza numerose segnalazioni riguardanti lo scarso decoro e la poca sicurezza di alcuni parchi e aree pubbliche – recita la mozione – Spesso si sono verificati atti di vandalismo e devastazioni di strutture adibite a gioco per i bambini e altri beni di proprietà pubblica e capita anche che l’estensione delle aree o l’ubicazione delle stesse scoraggino la loro frequentazione, mancando dei requisiti di sicurezza per mamme, donne e bambini. Il costante aumento degli episodi di criminalità a livello nazionale e locale – continua – hanno inoltre contribuito a ingenerare nei cittadini il timore per la propria sicurezza e incolumità nelle pratiche quotidiane e certamente l’incremento delle forme di vigilanza delle aree urbane avrebbe un positivo impatto sulla sicurezza percepita dai cittadini”.
La richiesta delle telecamere per la videosorveglianza è ritenuta vantaggiosa dall’opposizione in quanto “Marano non è esente da episodi criminosi di diversa entità, dai danneggiamenti delle aree pubbliche, ai furti nelle abitazioni private o negli esercizi commerciali. Considerato che in molte città l’installazione di aree per la video sorveglianza in parchi e aree pubbliche o nelle zone industriali hanno risolto problemi come danni a fontane, panchine, cestini, giochi – conclude la mozione – le telecamere possono anche fungere da deterrente per comportamenti criminosi come lo spaccio di sostanze stupefacenti”.
Altovicentinonline 21/05/2015

martedì 19 maggio 2015

Famiglia del Marocco occupa la stazione ferroviaria di Marano Vicentino

Non sapevano dove andare e hanno deciso di trasformare la stazione ferroviaria di Marano Vicentino nella loro casa. Una famiglia del Marocco, formata da padre e madre senza lavoro e figli piccoli regolarmente iscritti a scuola, dopo essersi spostata da Malo a Dueville a Montecchio Precalcino, impossibilitati a pagare un alloggio si sono stabiliti nell’immobile di proprietà di Rfi (Rete Ferroviaria Italiana).
“Abbiamo denunciato immediatamente il fatto – ha spiegato il Sindaco Piera Moro – ma il Comune ha le mani legate perché la ‘casa’ non è del Comune. Rfi ha già inviato la Polizia Ferroviaria, la quale procederà allo sgombero con le modalità e i tempi richiesti dal caso”.
La famiglia infatti conta anche alcuni figli minori e in questi casi, proprio per la tutela dei piccoli, l’applicazione della procedura deve tenere in considerazione la delicatezza della situazione.
“Il capofamiglia ha iscritto i figli a scuola un paio di mesi fa – ha spiegato Piera Moro – pensando di avere di conseguenza diritto all’assistenza. Gli abbiamo spiegato molto bene che non è così e abbiamo segnalato il caso anche alla comunità marocchina chiedendo loro di attivarsi. Il Comune non può fare forzature in suolo privato – ha continuato – e la famiglia ha ancora il domicilio di soccorso al Comune di Malo. Ci siamo incontrati con tutti i comuni nei quali ha risieduto la famiglia e con la Asl, ora dobbiamo solo attendere che Rfi faccia applicare lo sgombero”.
La situazione sarà oggetto di discussione al prossimo consiglio comunale grazie a una interrogazione presentata da Erik Umberto Umberto e il suo gruppo ‘Noi di Marano’ che ha chiesto chiarimenti su chi fosse il proprietario dell’immobile e che destinazione d’uso ne intendesse fare l’amministrazione. Piera Moro, dopo aver sottolineato che la proprietà fa capo a Rfi, ha  risposto: “Abbiamo fatto una richiesta di comodato d’uso gratuito e, come dichiarato qualche mese fa, la stazione dei treni diventerà una sala da musica per i giovani”.
A.B. (Altovicentinonline)

venerdì 24 aprile 2015

Marano. “Migranti in arrivo?” Pretto interroga l’Amministrazione Comunale

La questione ‘immigrazione’ e l’imposizione dello stato centrale di trovare nuove strutture d’accoglienza su tutto il territorio preoccupano la minoranza di Marano Vicentino. Erik Umberto Pretto, Capogruppo Consiliare di minoranza con ‘Noi di Marano’ ha rivolto al Sindaco e alla Giunta un’interrogazione in merito all’eventuale trasferimento di migranti in città.
A causa dei recenti sbarchi di immigrati nel Sud Italia e del collasso definitivo delle strutture di accoglienza, da Roma è arrivato il sollecito ai Prefetti di individuare strutture lungo tutto ‘lo Stivale’ per ospitare i disperati e, la richiesta dalla capitale, è piuttosto perentoria.
“Il Viminale nella persona del Ministro degli Interni Angelino Alfano ha sollecitato le Prefetture ad individuare strutture di accoglienza nei loro territori di competenza per far fronte al massiccio arrivo di migranti che continuano a sbarcare – recita l’interrogazione, a cui sarà data risposta verbale in Consiglio Comunale  – Sono così iniziati i trasferimenti di centinaia di clandestini, spesso non identificabili, verso centri di accoglienza improvvisati messi a disposizione prevalentemente da Enti pubblici locali su tutto il territorio nazionale, con i conseguenti rischi per le comunità ivi residenti in termini di salute pubblica e di sicurezza”.
L’eventuale arrivo a Marano di migranti ha fatto scattare l’allarme nel gruppo ‘Noi di Marano’ che ha chiesto all’amministrazione in carica risposte precise ad alcune domande.
“L’Amministrazione Comunale di Marano Vicentino è stata invitata dal Prefetto di Vicenza o da altre Istituzioni a mettere a disposizione locali ubicati nel territorio comunale ai fini dell’accoglienza di migranti? – chiede Pretto nell’interrogazione – Nel territorio comunale vi sono strutture che l’Amministrazione Comunale ritiene essere potenzialmente idonee all’accoglienza di migranti? – e ancora – Qual è la posizione dell’Amministrazione Comunale in merito alla possibilità di acconsentire o meno l’accoglienza di migranti nel territorio comunale di Marano Vicentino?”
Nel corso del prossimo Consiglio Comunale il Sindaco Piera Moro e la sua Giunta daranno risposta verbale ai tre quesiti.
A.B. (Altovicentinonline 24.04.2015)

domenica 19 aprile 2015

Marano. Taglio di 230mila euro al Comune. Pretto in allarme invita Moro a rivolgersi a Roma

La spending review taglia 229.915,84 euro al Comune di Marano Vicentino. E questo solo nel 2015. Il gruppo consiliare di minoranza ‘Noi di Marano’ ha rivolto al Sindaco Piera Moro e alla sua Amministrazione un’interrogazione per chiedere lumi sui servizi e collaborazione, davanti al cospicuo taglio imposto dal nuovo decreto firmato a Roma lo scorso 26 febbraio.
“Davanti ad un taglio di ben 229.915,84 euro, quali sono le ripercussioni che l’Amministrazione Comunale prevede vi saranno sui servizi erogati dal Comune di Marano Vicentino? – chiedono Pretto e il suo gruppo nell’interrogazione – E’ intenzionata l’Amministrazione Comunale a condividere con il Consiglio Comunale una lettera di disappunto da inviare al Governo centrale, esprimendo la profonda preoccupazione per le conseguenze che tali iniziative avranno per i cittadini del nostro territorio?”
Pretto invita di fatto il primo cittadino e la sua amministrazione a collaborare nella stesura di una lettera da inviare al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e agli amministratori dello stato per manifestare il profondo disappunto e la preoccupazione che ‘travolgono’ ogni giorno di più le amministrazioni locali.
“Con un Decreto del Ministero dell’Interno datato 26/02/2015, si è di fatto consumata una  nuova spending reviewcomunale, che si aggiunge ad altri interventi sconsiderati messi in opera dall’attuale Governo nazionale, come ad esempio l’applicazione dell’IMU agricola, per finanziare iniziative politiche a livello nazionale dalla dubbia utilità – spiega Pretto nell’interrogazione – L’unica certezza è che, ancora una volta, ad essere colpite sono le Amministrazioni locali. Nel solo 2015, con il presente Decreto sono ben 563,4 i milioni di euro che non verranno assegnati ai Comuni italiani”.
A.B. (Altovicentinonline 19/04/2015)

martedì 24 marzo 2015

Marano. Agli abitanti di via Prole non piace la direzione obbligatoria. Pretto: ‘Consentiamo svolta ai frontisti’


Agli abitanti di via Prole a Marano Vicentino il segnale verticale di ‘direzione obbligatoria diritto’ installato da poco lungo la provinciale Maranese proprio non va giù.

Di fatto, a chi deve svoltare in via Prole provenendo da Schio, il segnale impedisce la svolta a sinistra, costringendo gli automobilisti a percorrere un lungo tratto di strada spingendosi fino a viale Europa per poter imboccare alla fine la strada di casa.
È quanto segnalato con una interrogazione del 23 marzo al Sindaco di Marano Piera Moro e all’Assessore alla qualità del territorio Francesco Luca dal Consigliere di minoranza Erik Pretto di ‘Noi di Marano’.
‘Si fa inoltre presente – puntualizza Pretto – che la segnaletica orizzontale nei pressi dell’imbocco di Via Prole risulta essere discorde da quella verticale, in quanto nel mezzo della carreggiata è presente la linea tratteggiata’.
Il Capogruppo consiliare di ‘Noi di Marano’ chiede quindi all’Amministrazione se intende rimuovere la segnaletica verticale o, in alternativa, ‘attivarsi per consentire perlomeno la svolta a sinistra ai frontisti provenienti da Schio’.
L’interpellanza sarà uno degli argomenti in discussione nel prossimo Consiglio comunale.

Altovicentinonline 24.03.2015

martedì 10 febbraio 2015

"Giornata del ricordo": Vite negate, massacri, falsità. Anche la verità fu infoibata.


Oggi la "Giornata del ricordo" per celebrare gli italiani cacciati e uccisi da Tito dopo la guerra. Una tragedia che nella gerarchia del dolore sta sempre dietro le vittime delle dittature fasciste

Cos'era accaduto sulle coste orientali italiane dell'Adriatico dopo la guerra? Niente di rilevante, avrebbero voluto rispondere chi governava l'Italia e chi da sinistra faceva l'opposizione.
Soltanto un nuovo confine segnato con un tratto di penna sulla carta geografica dell'Europa. Vite negate. Amori, amicizie, speranze sconvolte, sentimenti calpestati, che per pudore, in silenzio, lontano da occhi inquisitori, l'esule arrivato dall'Istria, dalla Dalmazia, da Fiume chiudeva nel dolore, forse sperando che questo dignitoso comportamento lo aiutasse ad essere accolto da chi non ne gradiva la presenza. Si chiudeva così il cerchio dell'oblio, e una pesante coltre di omertà si distendeva sopra le sconvenienti ragioni degli sconfitti.
La Storia non apre le porte agli ospiti che non ha invitato. Sceglie i protagonisti e i comprimari, anche se gli esclusi si sono dati tanto da fare. Esuli, allora, con la nostalgia del ritorno, con il dolore dell'assenza. L'esule dei Paesi comunisti non è mai stato troppo gradito; le sue scelte giudicate con sospetto. Nella gerarchia morale della sofferenza, egli rientra stentatamente, sì e no, agli ultimi posti, molto indietro rispetto agli esiliati delle dittature fasciste e dei sanguinari regimi latino-americani.
In una intervista a Panorama del 21 luglio 1991, Milovan Gilas dichiarava tra l'altro: «Nel 1946, io e Edward Kardelij andammo in Istria a organizzare la propaganda anti italiana ... bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. Così fu fatto». Gilas era il braccio destro di Tito, l'intellettuale del partito comunista jugoslavo; Kardelij era il teorico della «via jugoslava al comunismo», punto di riferimento dell'organizzazione della propaganda anti italiana.
Dunque, due protagonisti di primissimo piano del partito comunista jugoslavo impegnati a cacciare con «pressioni di ogni tipo» gli italiani dalle loro case, dal loro lavoro, dalle loro terre. Tra le pressioni di ogni tipo ci furono il terrore e il massacro: una pulizia etnica. A migliaia gli italiani, senza nessun processo, senza nessuna accusa, se non quella di essere italiani, venivano prelevati di notte, fatti salire sui camion e infoibati o annegati. Non si saprà mai quanti furono ammazzati. A decine di migliaia: una stima approssimativa è stata fatta sulla base del peso dei cadaveri che venivano recuperati dalle foibe; nulla si sa degli annegati.
E poi gli esuli: oltre 350mila, che lasciarono tutto, pur di rimanere italiani e vivi. Accolti in Italia con disprezzo, perché solo dei ladri, assassini, malfattori fascisti potevano decidere di abbandonare il paradiso comunista jugoslavo. Ricordo bene quando a Venezia arrivavano le motonavi con i profughi: appena scesi sulla riva, erano accolti con insulti, sputi, minacce dai nostri comunisti, radunati per l'accoglienza. Il treno che doveva trasportare gli esuli giù verso le Marche e le Puglie, dai ferrovieri comunisti non fu lasciato sostare alla stazione di Bologna per fare rifornimento d'acqua e di latte da dare ai bambini.
Alla gente che abitava l'oriente Adriatico, fu negato dal nostro governo il plebiscito che avrebbe dimostrato come in quelle terre la stragrande maggioranza della popolazione fosse italiana. Prudente, De Gasperi pensava che l'esito del plebiscito avrebbe turbato gli equilibri internazionali e interni col PCI. A quel tempo, Togliatti aveva fatto affiggere questo manifesto a sua firma: «Lavoratori di Trieste, il vostro dovere è accogliere le truppe di Tito come liberatrici e collaborare con esse nel modo più stretto». Per esempio, sostenendo, come voleva il Migliore, che il confine italiano fosse sull'Isonzo, lasciando a Tito Trieste e la Venezia Giulia.
I liberatori comunisti non potevano essere degli assassini: e così, sotto lo sguardo ipocrita dell'Italia repubblicana, con la vergognosa collaborazione degli storici comunisti, disposti a scrivere nei loro libri il falso, quella tragedia sparisce, non è mai accaduta. Ma il cammino trionfale della Storia dei vincitori si distrae e la verità incomincia ad affiorare. Non si dice con ottimismo che il tempo è galantuomo? Stavolta sembra di sì. Il 10 febbraio (giorno della firma a Parigi nel 1947 del trattato di pace) viene istituita nel marzo 2004 la «Giornata del ricordo», per celebrare la memoria dei trucidati nelle foibe e di coloro che patirono l'esilio dalle terre istriane, dalmate, giuliane. Ci sono voluti sessant'anni per incominciare a restituire un po' di verità alla Storia: adesso sarebbe un bel gesto che il nuovo Presidente della Repubblica onorasse questa verità ritrovata, recandosi al mausoleo sulla foiba di Basovizza per chiedere scusa alle migliaia di italiani dimenticati, offesi, umiliati, massacrati soltanto perché volevano rimanere italiani.
Di Stefano Zecchi (Giornale), 10/02/2015                                                            

lunedì 9 febbraio 2015

Foibe: la giornata del ricordo (10 febbraio 2015)


Foibe: la giornata del ricordo - Probabilmente ad alcuni questa parola dice ancora poco se il tema non fosse stato portato alla ribalta con una giornata della memoria meritata quanto agognata INIZIAMO A RICORDARE Foibe, la storia dimenticata. Dopo l'8 settembre del 1943 i territori istriani, giuliani e dalmati, dapprima sotto l'influenza tedesca, vengono poi occupati dai partigiani comunisti di Tito. Titini, unitamente ai partigiani comunisti italiani, nutrivano il progetto di avanzare sino ad Udine, approfittando dei troppi indugi degli Alleati in quella zona e d'armi e mezzi che gli Alleati stessi gli fornivano. In realtà non puntavano semplicemente alla conquista di terre, ma rivelarono ben presto l'odio etnico che li animava e l'intenzione di “deitalianizzare” i territori occupati con metodi terribili. Italiani, senza particolari distinzioni di sesso, età o politiche, venivano prelevati dalle loro case e poi eliminati, colpevoli di non partecipare attivamente a piani espansionistici di Tito.

Per gli amanti dei numeri ricordiamo che il terrorismo etnico dei titini costrette 350000 persone a fuggire dalle proprie terre e altre 10000, anche se le cifre sono molto incerte, furono uccise con le modalità più atroci. Le vittime erano poste sull'orlo di una foiba e legate di spalle a due a due con filo di ferro; poi si sparava al primo cosicché, cadendo, avrebbe trascinato con se pure il secondo, spesso sottoposto ad un'agonia terribile se i ripetuti colpi contro le pareti rocciose dalla foiba non fossero stati sufficienti a procurargli presto la morte. Nella sola foiba artificiale di Basovizza, profonda 256 m, è stato fatto un tragico calcolo: considerando la profondità del pozzo prima e dopo la strage, si è rilevata una differenza di una trentina di metri, 300m3 riempiti con circa 2000 cadaveri.

Ma l'“infoibamento”, seppure il metodo più conosciuto, non fu l'unica modalità per sradicare l'italianità dall'Istria e dalla Dalmazia: campi di concentramento situati a Borovnica, Maribor, Aidussina e in molte altre zone dell'ex-Jugoslavia diedero il loro macabro contributo. A far riscoprire questo stralcio di storia dimenticata hanno contribuito in modo più efficace che mai gli appuntamenti televisivi di questi giorni in vista della “Giornata del Ricordo” (10 febbraio): dal puntualissimo “Porta a Porta” sino al film “Il cuore nel pozzo”. Sorge tuttavia spontanea una considerazione: possibile che solo ora, dopo 60anni, possiamo sentirci soddisfatti per l'uscita del primo film sulle stragi di cui gli Italiani stessi furono vittime? Certo la cinematografia non ha atteso altrettanto per film sulla Shoah -ad esempio-, ma per quale motivo? Probabilmente perchè le Foibe non sono ancora entrate nella cosiddetta “memoria condivisa”.

giovedì 8 gennaio 2015

Vietato illudersi: l'islam è il nemico

"È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità". Sono passati dieci anni da quando Oriana Fallaci scrisse queste frasi sulla prima pagina del Corriere. La più conosciuta e stimata giornalista italiana era appena stata denunciata per vilipendio all’Islam, perché nei suoi libri e nei suoi articoli si era permessa di metterci in guardia contro il Mostro, così lo chiamava, e di mettere in dubbio la fandonia dell’Islam buono contro quello cattivo. Oriana si opponeva alla nascita della moschea di Colle val d’Elsa, sosteneva che il mondo occidentale era in guerra e doveva battersi, attaccava il multiculturalismo, la teoria dell’accoglienza indiscriminata, la dottrina cattolica che insegna ad amare il nemico tuo come te stesso. E per questo, per quel che scriveva, fu considerata pazza dall’intellighezia progressista mondiale, quasi che l’integralista fosse lei, lei armata di penna e taccuino e non gli islamici armati di esplosivi, coltelli e kalashnikov che noi abbiamo invitato nelle nostre case e nelle nostre città, consentendo loro - in virtù della libera circolazione imposta dal trattato di Schengen - di viaggiare a loro piacimento, senza controlli e con la possibilità di organizzare qualsiasi massacro. Oriana è morta da anni, ma le sue nere profezie si stanno realizzando puntuali come erano state previste. Quel che è accaduto ieri nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, una delle poche testate che anni fa difesero nel silenzio generale il coraggio della scrittrice toscana, è esattamente ciò che lei aveva immaginato.
di Maurizio Belpietro (Libero Quotidiano)